Vivere la tempesta sapendo che arriverà la quiete - seconda parte

Sovente quando qualche evento sconvolge la nostra vita può capitare che innanzi tutto per prima cosa malediciamo il fato che ha posto dinnanzi a noi tale prova o che comunque ciò generi un momento di impasse, più o meno lungo, possono anche solo essere pochi istanti. Dopo un possibile stato iniziale in cui ci sentiamo disarmati possiamo limitarci ad aspettare che la mareggiata passi facendo meno danni possibile, oppure capire come navigare in mezzo ai flutti. 

Chiaramente "danzare sotto la pioggia" non implica che si debba per forza affrontare in maniera irruenta la situazione. Chi va per mare a vela sa che non si può navigare contro corrente , si può però risalire la corrente tagliandola diagonalmente a zig zag.  Avendo invece un mezzo a motore solido possiamo anche pensare di sfidare in maniera diretta la corrente o l'onda che arriva. 

Oppure, a prescindere dal mezzo, possiamo stare fermi. Tale decisione può arrivare dalla consapevolezza che in quel momento l'unica cosa possibile da mettere in atto sia l'immobilità, o dalla paura di affrontare l'evento. Anche il muoversi non è sempre ponderato; a volte è una reazione scomposta che nulla ha di consapevole.

Ciò che fa la differenza non è quindi il mezzo bensì il pilota, il timoniere, colui che può valutare situazione e mezzi a disposizione nella frazione di pochi istanti e porre in essere azioni adeguate per superare la tempesta e ritrovare le acque calme. 

L'anima, la psiche è colei che si relaziona all'evento, ma senza lo spirito è come una barca senza timoniere, un treno senza macchinista, un auto senza pilota.

Cerchiamo ogni giorno di fare qualcosa che mantenga o crei questa relazione tra Psiche e Spirito.

Sat nam